Mi sono chiesta spesso come mai la parola artigianale fosse così usata nel mondo del food & beverage: ogni cosa che riguarda il cibo è artigianale. Anche io nel mio disco vendita inserisco la parola artigianale in ogni mia frase, con lo scopo di dare valore aggiunto a quel prodotto che sto vendendo. Soprattutto se ho pochi minuti per convincere il cliente che quel prodotto vale la pena di essere acquistato.
Partiamo dal presupposto che, se decido di vendere un prodotto, la prima ad essere convinta sono io, perché il prodotto l’ho studiato, ho contatti diretti con l’azienda che mi ha raccontato la sua storia, la sua filosofia, come il prodotto viene concepito e prodotto o e solo dopo l’assaggio se mi piace, lo inserisco nel mio catalogo.
Quando si ha un’azienda come la mia, l’approccio con il cliente è delicato, primo perchè hai prodotti di medio/alta qualità, poi perchè la concorrenza è come un falco in attesa della sua preda, infine il servizio e i tempi di consegna sono fondamentali.
Per questo per me è fondamentale far capire al cliente in quei tre minuti che il mio prodotto vale, ma soprattutto è artigianale.
Ma cosa vuol dire artigianale davvero?
Secondo me, è la parola che racchiude il significato di qualità, fatto a mano, genuino, fatto con ricette tradizionali, prodotto con ingredienti di qualità, prodotto a mano, prodotto da micro aziende, insomma in una parola racchiudo tanti spunti per il cliente, per potersi fidare del prodotto che gli sto proponendo.
Ma perchè adesso tutto è artigianale, ma poi sarà veramente artigianale?
Ho deciso quindi di fare ricerche piu’ approfondite sull’argomento per capire cosa potesse sfuggirmi.
Come pensavo la parola artigianale significa prodotto a mano senza aiuto di macchinari, produzione limitata, prodotto unico a volte simile ma non identico all’altro simile, aggiungendo le mie osservazioni fatte sopra.
In Italia pero’ nel mondo del food & beverage non essendoci una vera classificazione, si è liberi di dare a quello che si produce la denominazione artigianale in maniera approssimativa.
Per questo la parola artigianale spopola ovunque senza nemmeno dare una vera classificazione, perdendo secondo me un pò il valore di quello che realmente di buono e veramente artigianale c’è, e rendendo il consumatore diffidente. Sarà davvero artigianale come dicono?
I produttori italiani si battono tanto per far conoscere il prodotto made in Italy, e sul far riconoscere che l’Italia vanta veramente delle eccellenze, talvolta pero’ usando a sproposito una parola che secondo me potrebbe dare veramente quel punto in più ai nostri prodotti.
Mi piacerebbe che queste mie righe fossero uno spunto di riflessione per imprenditori italiani a voler essere riconosciuti veramente come produttori artigianali, e non come una parola messa ovunque nelle insegne di ogni attività commerciale per attirare l’attenzione o vendere di più.
Una cosa volevo dirla però, se in Italia non c’è una vera identificazione per il food, sappiate invece che l’unico prodotto in Italia definibile veramente artigianale è la birra, a patto che non superi i 200.000 ettolitri di produzione annua e che sia non pastorizzata ne filtrata.
Spero queste parole vi aiutino a riflettere e a essere più critici e osservatori su quello che mangiamo, aspetto le vostre riflessioni e commenti.
Buona Lettura