Oggi vorrei parlarvi di un tema molto attuale e che colpisce come un’altissima percentuale ormai della popolazione mondiale: le intolleranze alimentari. Pur non essendo preparata tecnicamente su questo argomento, spesso rifletto sulla mia intolleranza, che a tratti sembra provenire da qualsiasi sostanza io mangi, tanto da chiedermi se non sia intollerante anche alle persone intorno a me.
A sentire mio padre, fornaio di vecchia data, deriva da troppa raffinatezza negli alimenti, troppa ricerca nel trovare qualcosa di diverso, fuori da quelli che erano i canoni delle ricette genuine di una volta.
Quando affrontiamo certi discorsi, arriva come un fiume in piena nel raccontare quelle che sono le idee di un uomo che fondamentalmente concede le rivisitazioni delle ricette, la ricerca di prodotti genuini, ma non nello sconvolgimento e nelle nella sofisticazione dei prodotti uscendo da quello che è la loro natura. Oggi giorno un po’ è così in tutti i campi: l’apparenza è più importante della sostanza.
Anche nel campo del food&beverage ormai l’occhio vuole la sua parte, a volte quasi più del gusto, tanto da creare centinaia di piatti “Instagrammabili”, sui quali si discute di presentazione e apparenza anche a distanza di kilometri. Ma il sapore e il profumo di quel piatto? Non se ne trova traccia neanche tra i commenti social.
E’ risaputo che organizzare cene a casa, uscire a cena, o per un aperitivo è un momento conviviale a cui soprattutto noi italiani non sappiamo rinunciare. Giustissimo non ci neghiamo nulla, ma io stessa nella mia vita di bambina, adolescente e adulta ho dovuto modificare la mia alimentazione in maniera radicale, passando persino un periodo vegetariano non per scelta, ma per necessità. Questo perché?
Sono molte le domande che mi faccio ogni giorno, di quanto devo dare colpa alle condizioni climatiche che possono avere alterato nel tempo gli alimenti, di quando l’uomo ci ha messo del suo nello stravolgere la natura, di quanto sia diventato una moda, mangiare “strano “.
Quindi quale sarà la verità: siamo figli di una moda o figli di una modificazione dovuta al tempo?
Abbiamo bisogno di emozioni e quindi alterniamo l’apparenza con l’essere appagato, e purtroppo c’è anche chi è “vittima” di ciò che mangia o non mangia, e quindi quando sceglie un alimento deve stare attento ed essere a conoscenza di ciò che mangia in maniera estremamene dettagliata. Perché le intolleranze, meno selettive delle allergie, si nascondono ovunque.
Mente e corpo sono difficili da allineare, contaminazioni esterne e condizionamenti fanno sì che diventino parte del nostro essere.
La linea di confine ormai sottile, ci porta a una sensibilizzazione generale di tutto, quindi cosa rimane da fare? Cedere alla tentazione o privarci di tutto, facendo diventare la torta della nonna col sapore di quando eravamo piccoli una torta della nonna senza gli ingredienti della nonna?
Vi lascio alle vostre riflessioni, spero di aver dato a qualcuno uno spunto e un modo per riflettere, perché che uno sia celiaco, vegetariano, vegano, sensibile ad alimenti, che sia sovralimentato, o quello che vi viene in mente poco importa se si perde un po’ la linea del giusto confine.