Pubblicato il

Richiamo dei prodotti alimentari: perché i supermercati stanno ritirando sempre più prodotti?

Negli ultimi tempi, il numero di richiami di prodotti alimentari sugli scaffali dei supermercati è aumentato drasticamente. Contaminazioni, errori di etichettatura e problemi nella produzione sono solo alcune delle cause principali. Ma cosa sta succedendo realmente? E quali sono i rischi per i consumatori?

Perché ci sono così tanti richiami alimentari?

Uno dei principali motivi alla base di questo fenomeno è la crescente pressione del mercato. La domanda di prodotti alimentari è in costante aumento e molte aziende fanno fatica a tenere il passo.

Per soddisfare le richieste, le imprese spesso accelerano i processi produttivi. Questo porta a un inevitabile compromesso: saltare alcune fasi fondamentali della produzione, con conseguenze gravi sulla qualità e la sicurezza del prodotto.

Errori comuni che portano ai richiami includono:

Contaminazioni batteriche (come Salmonella o Listeria).

Etichettature errate (ad esempio, allergeni non dichiarati).

Problemi di conservazione dovuti a processi incompleti o materiali inadeguati.

Il mercato alimentare italiano: un paradosso di qualità e quantità

L’Italia è riconosciuta a livello mondiale per la qualità del suo settore alimentare. Tuttavia, quando la domanda supera la capacità produttiva, molte aziende si trovano a dover scegliere tra qualità e quantità.

Questa pressione rischia di compromettere i valori che contraddistinguono il mercato italiano: eccellenza, tradizione e sicurezza. Le aziende, nel tentativo di non perdere competitività, accelerano i tempi di produzione o si affidano a fornitori meno controllati, aumentando così il rischio di problemi.

Le conseguenze per i consumatori

I continui richiami alimentari hanno un impatto diretto sui consumatori. La fiducia, elemento chiave nel rapporto con i marchi alimentari, viene messa a dura prova. Inoltre, la ripetitività di questi episodi solleva dubbi sulla sicurezza dei prodotti che acquistiamo quotidianamente.

Cosa possono fare i consumatori per proteggersi?

Informarsi da fonti affidabili.

Prestare attenzione alle comunicazioni ufficiali.

Scegliere marchi che garantiscono trasparenza e qualità.

Un riferimento importante per rimanere aggiornati sui richiami alimentari è il sito del Ministero della Salute, che pubblica regolarmente le liste dei prodotti ritirati.

Consulta qui il sito ufficiale del Ministero della Salute: www.salute.gov.it

Come possono migliorare le aziende?

Per evitare richiami e garantire la qualità, le aziende del settore alimentare devono adottare alcune strategie chiave:
Investire nella tecnologia per migliorare i controlli durante ogni fase della produzione.
Formare adeguatamente il personale su standard di sicurezza e qualità.
Rispettare i tempi di produzione, anche a costo di ridurre i volumi, per garantire un prodotto sicuro e di alta qualità.

Il problema dei richiami alimentari è un chiaro segnale di un sistema sotto pressione. Tuttavia, rappresenta anche un’opportunità per ripensare il mercato, ponendo nuovamente al centro qualità e sicurezza.
I consumatori hanno il diritto di avere accesso a prodotti sicuri e genuini. Allo stesso tempo, le aziende devono fare la loro parte, investendo in processi più sostenibili e trasparenti.
Ricorda: affidati sempre a fonti ufficiali come il sito del Ministero della Salute per rimanere informato e fare acquisti consapevoli.

Pubblicato il

Dal calice alla bottiglia : il vino italiano davanti alla sfida del cambiamento

l vino, simbolo della tradizione enogastronomica italiana, è da sempre protagonista sulle tavole del nostro Paese e ambasciatore della qualità italiana nel mondo. Tuttavia, questo settore sta affrontando una crisi profonda, con un calo delle vendite che mette in difficoltà produttori, ristoratori e l’intera filiera. Le cause principali? Nuove normative del Codice della Strada, rincari dei prezzi e cambiamenti nei consumi. Ma quali soluzioni possiamo adottare per rilanciare il vino e preservare questa eccellenza?
Negli ultimi anni, il nuovo Codice della Strada ha introdotto regole più rigide sul consumo di alcol per chi guida. Questo ha portato molti consumatori a ridurre o eliminare il vino dai pasti fuori casa, preferendo magari un solo calice al posto della classica bottiglia.
Un altro fattore è l’aumento dei costi: inflazione e rincari hanno fatto lievitare i prezzi del vino sia nei ristoranti che nei supermercati, rendendolo sempre meno accessibile. Per molte famiglie italiane, costrette a ridurre le spese, il vino è diventato un lusso, spingendole a orientarsi verso prodotti più economici o a rinunciare del tutto.
Una possibile risposta a queste difficoltà potrebbe essere il vino dealcolato, che negli ultimi anni ha trovato mercato soprattutto all’estero. Tuttavia, in Italia questa soluzione fatica a decollare: il vino, nella nostra cultura, è legato a tradizioni profonde, e la sua autenticità è strettamente connessa alle sue caratteristiche naturali, al sapore e alla gradazione alcolica.
Il vino dealcolato, dunque, rischia di essere percepito come un compromesso che non soddisfa né i produttori né i consumatori italiani. Per quanto possa rappresentare un’opzione per alcuni mercati esteri, difficilmente potrà sostituire il vino tradizionale nelle abitudini dei consumatori italiani.
Per rilanciare il settore vinicolo, è necessario adottare strategie innovative e mirate. personalmente ne ho pensate alcune :
1. Servizi di trasporto gratuiti: In collaborazione con i comuni e le associazioni di commercianti, si potrebbero organizzare servizi navetta gratuiti per i clienti dei ristoranti. Questo permetterebbe di incentivare il consumo di vino senza il rischio di violare le normative sul Codice della Strada.
2. Educazione al consumo responsabile: Sensibilizzare i giovani sull’importanza del vino come prodotto di qualità e tradizione può aiutarli a preferirlo rispetto ai superalcolici, spesso più nocivi. Campagne di educazione e degustazioni guidate potrebbero avvicinare le nuove generazioni al mondo del vino, insegnando loro a consumarlo in modo consapevole.
3. Promozione del vino italiano: Incentivare l’acquisto di vino locale, attraverso eventi, fiere e iniziative dedicate al turismo enogastronomico, può aiutare a rafforzare il legame tra i consumatori e le eccellenze del territorio.
La domanda che tutti si pongono è se questa crisi sia destinata a risolversi o se rappresenti un cambiamento definitivo nei consumi. Senza interventi mirati, il rischio è che il vino diventi sempre più un bene di lusso, riservato a pochi. Tuttavia, con il giusto supporto, l’Italia può continuare a essere un punto di riferimento mondiale per il vino, preservandolo come protagonista delle tavole, sia in casa che al ristorante.
Le mie conclusioni :
Il vino è parte integrante della nostra identità culturale e non possiamo permettere che venga messo in secondo piano. Personalmente, ritengo che sia essenziale trovare un equilibrio tra rispetto delle normative e valorizzazione delle tradizioni. Limitare il consumo fuori casa a un calice può essere una soluzione temporanea, ma dobbiamo continuare a sostenere i produttori e promuovere il vino italiano di qualità.
Il vino dealcolato, sebbene abbia un mercato di nicchia, non rappresenta una vera alternativa per l’Italia. Piuttosto, è fondamentale puntare su strategie che rispettino l’essenza del vino, come servizi di trasporto dedicati, campagne educative per i giovani e iniziative per il turismo enogastronomico.
In definitiva, il vino non è solo una bevanda: è cultura, territorio e passione. È un simbolo del nostro passato e una risorsa per il futuro. Sta a noi proteggerlo e garantirgli un posto centrale nella nostra vita quotidiana, preservandone il valore e l’autenticità.
Pubblicato il

Burro o margarina ? La scelta che cambia il gusto

Burro, margarina e dolci delle feste: prezzi alle stelle anche dopo Natale 

L’aumento dei prezzi di burro e margarina non si è fermato neanche dopo le festività natalizie, e le conseguenze si fanno sentire su tutta la filiera alimentare, dalla cucina domestica alla pasticceria professionale. I consumatori, già provati dai rincari sui pandori e panettoni durante il Natale, si trovano ora a fare i conti con costi sempre più alti anche per i prodotti quotidiani.

Il burro, da sempre considerato un ingrediente di qualità superiore per la pasticceria, è stato il primo a subire i rincari, con un impatto diretto sul costo finale dei prodotti. Di fronte a questa situazione, molte pasticcerie hanno dovuto compiere scelte difficili: mantenere il burro nei propri prodotti, accettando un aumento dei prezzi per i clienti, o optare per la margarina, un’alternativa più economica ma con un impatto significativo sul gusto e sulla consistenza.

La margarina, infatti, offre una maggiore stabilità nei costi e una resa più economica, ma il suo utilizzo può alterare il sapore finale dei dolci, rendendoli meno ricchi e aromatici. Questa decisione, pur necessaria per molti laboratori artigianali, ha suscitato il malcontento di alcuni clienti più attenti alla qualità. Tuttavia, altre pasticcerie hanno scelto di mantenere il burro come ingrediente principale, assumendosi il rischio di vendere prodotti a prezzi più elevati per non compromettere la loro identità di qualità.

Anche aziende come Mangify, specializzate nella selezione e distribuzione di prodotti alimentari, si trovano a dover affrontare nuove difficoltà. La necessità di essere ancora più precise nella scelta dei fornitori e degli ingredienti si scontra con un mercato sempre più imprevedibile. Mangify deve bilanciare il desiderio di offrire prodotti di qualità con la sostenibilità economica per i propri clienti.

Questa situazione complessa sta spingendo l’azienda a rivalutare le proprie strategie, cercando di identificare fornitori affidabili che possano garantire qualità costante a costi competitivi, senza scendere a compromessi sul gusto e la soddisfazione del consumatore finale.

I rincari non hanno risparmiato neanche i dolci simbolo delle festività. Durante il Natale 2024, il prezzo di pandori e panettoni è aumentato fino al 20%, costringendo molti consumatori a rivedere le loro scelte. Anche dopo le feste, le scorte residue, che di solito venivano vendute a prezzi ribassati, quest’anno risultano meno convenienti.

Con i prezzi di burro e margarina destinati a rimanere alti almeno per i prossimi mesi, il settore alimentare si trova di fronte a una sfida che richiede soluzioni innovative. Pasticcerie, distributori e consumatori sono chiamati a trovare un nuovo equilibrio tra qualità, gusto e sostenibilità economica

Pubblicato il

Aumenti generali nel settore alimentare

Gli Aumenti nel Settore Alimentare: Una Sfida per Produttori, Consumatori e il Mercato Dolciario

Negli ultimi anni, il settore alimentare ha subito una serie di trasformazioni significative, causate principalmente dagli aumenti di prezzo che hanno disorientato produttori e consumatori. Le dinamiche di mercato si sono complicate, mettendo a dura prova la stabilità economica di molte aziende e famiglie italiane.

Mangify, una realtà consolidata nella distribuzione dolciaria da cinque anni, è un esempio emblematico di come il mercato sia stato colpito da queste fluttuazioni. Dal 2020, i prezzi dei prodotti di pasticceria hanno subito aumenti costanti, che inizialmente potevano sembrare modesti – come un incremento di 5 centesimi – ma che, moltiplicandosi ogni tre mesi dal 2020 al 2022, hanno creato grande incertezza tra produttori e consumatori.

Un 2023 di Breve Stabilità e Nuove Sfide

Dopo due anni di rincari regolari, il 2023 sembrava offrire una tregua: i prezzi si sono stabilizzati, permettendo a molte aziende di tirare un sospiro di sollievo. Tuttavia, questa calma apparente è stata spezzata negli ultimi mesi dell’anno, proprio sotto le festività natalizie, con nuovi aumenti significativi:

Dal 1° novembre, i prezzi di diversi prodotti dolciari hanno subito un ulteriore incremento.

Dal 1° dicembre, l’aumento si è esteso anche ai prodotti tipici delle festività, come pandori e panettoni, con un rincaro del 20%.

L’impatto di questi aumenti si è fatto sentire soprattutto sulle vendite natalizie, che hanno registrato un lieve calo rispetto agli anni precedenti. Nonostante la qualità dei prodotti e l’impegno delle aziende nel mantenere un rapporto diretto con i clienti, il peso economico per i consumatori è diventato evidente.

Una Prospettiva per il 2025: Incertezze e Timori

Con l’arrivo del 2025, le domande sul futuro del mercato alimentare si fanno sempre più pressanti:

1. Ci saranno nuovi aumenti?
Le dinamiche globali – tra crisi energetiche, inflazione e instabilità economica – fanno presagire che ulteriori rincari potrebbero essere inevitabili.

2. Quale sarà l’impatto sui consumatori?
Con gli stipendi che rimangono invariati, molte famiglie italiane stanno già affrontando difficoltà crescenti nel sostenere il costo della vita. I beni alimentari, che rappresentano una voce essenziale del bilancio familiare, rischiano di diventare un lusso per molti.

3. Quale sarà la risposta del mercato?
I produttori, da parte loro, stanno cercando di bilanciare l’esigenza di mantenere prezzi competitivi con la necessità di garantire margini di profitto. Tuttavia, il ricorso a sconti del 5-20%, come accaduto negli ultimi anni, non sempre è sufficiente per sostenere le vendite in un contesto di continuo aumento dei costi di produzione.

Visitando personalmente i supermercati, emerge un quadro chiaro: i prezzi dei prodotti alimentari sono cresciuti sensibilmente rispetto all’anno precedente. Gli aumenti si riflettono non solo nei prodotti dolciari, ma in tutto il comparto alimentare, aumentando il divario tra ciò che le famiglie possono permettersi e ciò di cui avrebbero realmente bisogno.

Le prospettive per il 2025 rimangono incerte. Per aziende come Mangify, la sfida sarà quella di trovare un equilibrio tra sostenibilità economica e accessibilità per i consumatori. Per le famiglie italiane, invece, la domanda cruciale è: come andare avanti se gli stipendi rimangono invariati e i prezzi continuano a salire?

Nel lungo periodo, sarà fondamentale che istituzioni, produttori e distributori collaborino per affrontare questa crisi. Solo così si potrà garantire un mercato più equo e sostenibile, che rispetti le esigenze di tutti gli attori coinvolti.

Il settore alimentare, e in particolare quello dolciario, si trova di fronte a un bivio. Il 2025 sarà un anno decisivo per determinare le sorti di questo mercato, ma la strada da percorrere non sarà priva di ostacoli. L’unica certezza è che produttori, distributori e consumatori dovranno affrontare insieme queste sfide, cercando soluzioni che possano garantire un futuro più stabile e accessibile per tutti.

 

Pubblicato il

Pistacchio : moda passeggera, o eccellenza duratura ?

Non c’è dubbio il motivo per cui mi sono spinta a fare questo articolo e a fare delle ricerche sul pistacchio è solo il mio profondo amore per questo frutto. La mia non è il seguire una moda, ma è una vera dipendenza fin da piccola partendo dalla merenda con gelato: il pistacchio era il mio gusto preferito.

Con il tempo poi uno cresce e inizia ad affinare le esigenze la bustina di pistacchi per una merenda, la granella di pistacchio nei primi piatti, il pesto di pistacchio nei secondi piatti usato al posto della maionese, e nei panini mordi e fuggi , la crema spalmabile nelle brioches, sono ormai presenza costante.

Senza ombra di dubbio non solo a casa mia iniziava ad entrare questo frutto in ogni sua essenza, ma nelle case di tanti italiani diventando sotto tanti punti di vista, un prodotto leader nel settore food e dolciario.

In Italia quello più conosciuto è quello di Bronte coltivato nelle pendici dell’Etna, nella nostra bella Sicilia, riconosciuto anche come prodotto DOP (Denominazione di origine protetta). Attenzione però: per essere sicuri che sia veramente di Bronte bisogna controllare l’etichetta: se c’è la dicitura “Pistacchio Verde di Bronte DOP “ andiamo sul sicuro. La presenza del Pistacchio di Bronte sminuisce però un’altra regione che produce dell’ottimo pistacchio in Italia, ovvero Stigliano in Basilicata. Qui la produzione ha un inizio molto più recente, risale agli anni 90, ma questo non vuol dire che non sia di ottima qualità.

Ho voluto approfondire per capire se fosse moda oppure un’ eccellenza duratura, difficile prevedere, negli anni ho visto costruire dei veri e propri business dietro a realtà che poi col tempo sono sparite, perchè nel mercato arrivano sempre idee nuove, quindi solo il tempo ci racconterà cosa succederà a questo incredibile frutto.

Nelle mie ricerche ho appurato che di recente il pistacchio è diventato una vera e propria icona del food.

Dai gelati alle creme spalmabili, passando per dolci, drink e persino piatti salati,  ma è davvero una moda passeggera o il pistacchio si sta consolidando come uno dei gusti preferiti da molti ?

Inutile negare che il pistacchio sia ai vertici delle classifiche nel panorama gastronomico e che sia oggi un prodotto di punta per molte aziende, diventando così il prodotto “civetta“. Mi piace però sottolineare che i consumatori sono esigenti e si accorgono molto velocemente se li stai ingannando, perchè a volte il troppo business può far cadere una stella.

Come ogni cosa che raggiunge  popolarità,  il rischio è che si abusi del pistacchio. Non tutti i prodotti al pistacchio contengono infatti una quantità significativa del frutto, e spesso aromi artificiali ne alterano il gusto. Questo potrebbe portare a una saturazione del mercato, allontanando i consumatori più attenti.

Una cosa però va detta: nonostante la paura del trend passeggero, il pistacchio ha conquistato tutto il mondo inserendosi in ricette tradizionali, grazie alla sua versatilità in ogni piatto, dall’antipasto ai primi piatti, secondi piatti di carne e pesce, diventando un leader in assoluto nei dolci, senza dimenticare che è ricco di proprietà benefiche, come vitamine, minerali e grassi sani.

Un gusto destinato a restare? Assolutamente si, oggi vive di popolarità, ma il suo successo è radicato in qualità reali, con un sapore unico, una storia antica e una capacità di adattarsi in ogni contesto. Mi piace pensare che rimarrà nel tempo e che continuerà ad essere un’eccellenza italiana conosciuta in tutto il mondo.

Pubblicato il

Prodotto artiginale cosa significa

Mi sono chiesta spesso come mai la parola artigianale fosse così usata nel mondo del food & beverage: ogni cosa che riguarda il cibo è artigianale. Anche io nel mio disco vendita inserisco la parola artigianale in ogni mia frase, con lo scopo di dare valore aggiunto a quel prodotto che sto vendendo. Soprattutto se ho pochi minuti per convincere il cliente che quel prodotto vale la pena di essere acquistato.

Partiamo dal presupposto che, se decido di vendere un prodotto, la prima ad essere convinta sono io, perché il prodotto l’ho studiato, ho contatti diretti con l’azienda che mi ha raccontato la sua storia, la sua filosofia, come il prodotto viene concepito e prodotto o e solo dopo l’assaggio se mi piace, lo inserisco nel mio catalogo.

Quando si ha un’azienda come la mia, l’approccio con il cliente è delicato, primo perchè hai prodotti di medio/alta qualità, poi perchè la concorrenza è come un falco in attesa della sua preda, infine il servizio e i tempi di consegna sono fondamentali.

Per questo per me è fondamentale far capire al cliente in quei tre minuti che il mio prodotto vale, ma soprattutto è artigianale.

Ma cosa vuol dire artigianale davvero?

Secondo me, è la parola che racchiude il significato di qualità, fatto a mano, genuino, fatto con ricette tradizionali, prodotto con ingredienti di qualità, prodotto a mano, prodotto da micro aziende, insomma in una parola racchiudo tanti spunti per il cliente, per potersi fidare del prodotto che gli sto proponendo.

Ma perchè adesso tutto è artigianale, ma poi sarà veramente artigianale?

Ho deciso quindi di fare ricerche piu’ approfondite sull’argomento per capire cosa potesse sfuggirmi.

Come pensavo la parola artigianale significa prodotto a mano senza aiuto di macchinari, produzione limitata, prodotto unico a volte simile ma non identico all’altro simile, aggiungendo le mie osservazioni fatte sopra.

In Italia pero’ nel mondo del food & beverage non essendoci una vera classificazione, si è liberi di dare a quello che si produce la denominazione  artigianale in maniera approssimativa.

Per questo la parola artigianale spopola ovunque senza nemmeno dare una  vera classificazione, perdendo secondo me un pò il valore di quello che realmente di buono e veramente artigianale c’è, e rendendo il consumatore diffidente. Sarà davvero artigianale come dicono?

I produttori italiani si battono tanto per far conoscere il prodotto made in Italy, e sul far riconoscere che l’Italia vanta veramente delle eccellenze, talvolta pero’ usando a sproposito una parola che secondo me potrebbe dare veramente quel punto in più ai nostri prodotti.

Mi piacerebbe che queste mie righe fossero uno spunto di riflessione  per imprenditori italiani a voler essere riconosciuti veramente come produttori artigianali, e non come una parola messa ovunque nelle insegne di ogni attività commerciale per attirare l’attenzione o vendere di più.

Una cosa volevo dirla però, se in Italia non c’è una vera identificazione per il food, sappiate invece che l’unico prodotto in Italia definibile veramente artigianale è la birra, a patto che non superi i 200.000 ettolitri di produzione annua e che sia non pastorizzata ne filtrata.

Spero queste parole vi aiutino a riflettere e a essere più critici e osservatori su quello che mangiamo, aspetto le vostre riflessioni e commenti.

 

Buona Lettura

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato il

Ricetta del pane fatto in casa

I miei genitori erano fornai per questo in casa pane, pizza e focaccia non mancavano mai. Per noi era un antipasto, una merenda e sempre presente nei nostri pasti, insomma il carboidrato che non poteva mancare. Chiusa l’attività dei miei genitori  per me è stata veramente  dura mangiare il pane fatto da altri fornai, trovavo sempre difetti, non è cotto abbastanza, sa troppo di lievito, il pane buono come faceva mio padre non esiste più.

Sicuramente il mio giudizio è sempre stato di parte, però una cosa è sicura, mio padre mi ha insegnato a osservare e a capire se un prodotto è veramente fatto come si deve. A mio giudizio personale a volte ci vuole veramente poco per fare un prodotto di qualità. Questo a volte mi fa veramente rabbia, perchè in un prodotto come il pane si fa tanta speculazione.

La qualità della farina è fondamentale, è importante sapere anche quante proteine contiene, per fare il pane è importante che sia almeno di 11g (per kg), da 11g a 15g vanno bene: questo è importante perché l’impasto diventi elastico. Importante è la lievitazione, dare i giusti tempi porta a una digeribilità del prodotto maggiore. Da non sottovalutare la cottura, che dà al pane leggerezza, sapore e croccantezza e che lo rende sfizioso per qualsiasi uso.

Ho chiesto la ricetta per fare un 1kg di pane a mio padre, seguitela passo passo e fatemi sapere com’è andata.

Ricetta per 1kg di pane

1 kg di farina meglio se 500g + 500g non ha importanza se “0” o “00” ma che siano di marche differenti (controllare se la farina contiene almeno 11gr di proteine per kg)

Formare sulla spianatoia con un terzo della farina una fontana dove aggiungere i seguenti ingredienti:

25gr di lievito di birra sciolto in poca acqua tiepida

aggiungere 500gr di acqua fredda

2/3 cucchiai di olio Evo

20gr di sale fino

 Procedura:

Formare un impasto grossolano  che dovrà essere aggiustato con un pò di farina (la rimanenza del terzo che era stata messa da parte). Con poca acqua per volta mescolare con forza fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico.

Per capire se l’impasto è giusto immergere le dita della mano nell’impasto: se togliendo la mano ti rimangono le dita sporche di pasta il tuo impasto è pronto.

Coprire e infarinare l’impasto con un canovaccio o con una pellicola e lasciare lievitare per 2/3 ore: è pronto quando raddoppia.

Ora sei pronto a dare la forma al tuo pane come più ti piace e dopo questa procedura sei pronto per infornare.

180/190 gradi forno ventilato per 25/35 minuti: controlla sempre perché i tempi di cottura dipendono dalla grandezza del pane e ogni forno è differente.

 

 

 

 

 

 

Pubblicato il

Il Mercato Food & Beverage nel 2025

Il Mercato Food & Beverage nel 2025: Una Trasformazione in Corso

Il settore alimentare italiano sta attraversando una fase di profonda metamorfosi nel 2025, con dinamiche di mercato che richiedono una nuova interpretazione del concetto di qualità e specializzazione. In questo scenario complesso, emerge con chiarezza come le sfide attuali stiano ridisegnando il panorama competitivo del food & beverage, specialmente nel segmento premium. I primi mesi del 2025 hanno evidenziato una realtà in rapida trasformazione. Il mercato food & beverage italiano, tradizionalmente caratterizzato da un’elevata specializzazione e professionalità, sta affrontando cambiamenti significativi nelle dinamiche competitive e nelle esigenze dei consumatori. La domanda si sta evolvendo in direzioni inedite, richiedendo agli operatori del settore una capacità di adattamento senza precedenti.In questo contesto, Mangify si distingue nel panorama del food & beverage italiano grazie a un approccio fondato sulla profonda specializzazione e sulla ricerca costante dell’eccellenza. L’azienda ha costruito la propria identità attorno a una filosofia che privilegia la qualità e la personalizzazione del servizio, ponendosi come punto di riferimento per un segmento di mercato che ricerca prodotti di alta gamma.Il settore sta assistendo a una trasformazione significativa delle strategie competitive. Sempre più aziende, anche quelle tradizionalmente focalizzate su altri segmenti del food & beverage, stanno cercando di diversificare la propria offerta, entrando in nicchie di mercato già consolidate. Questa tendenza ha portato a una saturazione di alcuni segmenti, con ripercussioni sulla qualità complessiva dell’offerta e sulla professionalità del settore. La proliferazione di operatori non specializzati sta generando una crescente confusione nel mercato, con conseguenze significative sulla distribuzione dei prodotti e sulla percezione del valore da parte dei consumatori. Si assiste a una progressiva erosione degli standard professionali, con una diminuzione della presenza di specialisti del settore e un’intensificazione della competizione basata principalmente sul prezzo piuttosto che sulla qualità.In risposta a queste sfide, Mangify ha scelto di rafforzare ulteriormente il proprio posizionamento distintivo. L’azienda osserva con interesse come i competitor più grandi stiano cercando di replicare i suoi prodotti di successo, interpretando questo fenomeno come una conferma della validità del proprio approccio. Anziché cedere alla tentazione di una diversificazione generalista, Mangify ha deciso di investire ulteriormente nella specializzazione e nell’innalzamento degli standard qualitativi. La strategia di Mangify per il 2025 si basa su un delicato equilibrio tra innovazione e tradizione. L’azienda continua a sviluppare nuovi prodotti e promozioni mirate, mantenendo sempre fermo il focus sulla qualità e sulla specializzazione che l’hanno resa un punto di riferimento nel settore. Questo approccio permette di rispondere alle nuove esigenze del mercato senza compromettere l’identità e i valori fondamentali dell’azienda.Il futuro del mercato food & beverage italiano si presenta ricco di sfide ma anche di opportunità per chi saprà interpretare correttamente le dinamiche in atto. La vera expertise nel settore alimentare, quella che deriva da anni di specializzazione e dedizione costante, non può essere facilmente replicata da chi punta esclusivamente sulla diversificazione del catalogo.In questo senso, la pressione competitiva attuale può trasformarsi in un’opportunità per le aziende che, come Mangify, hanno fatto della qualità e della specializzazione il proprio tratto distintivo. La sfida per il futuro sarà quella di continuare a innovare mantenendo saldi i principi di qualità e professionalità che hanno sempre caratterizzato il mercato food & beverage italiano di alta gamma. Solo attraverso un impegno costante nella ricerca dell’eccellenza sarà possibile non solo sopravvivere, ma prosperare in un mercato sempre più competitivo e complesso.

Pubblicato il

Crackers senza Glutine Glutine

Alessia e Sara sono le nostre tester per i prodotti gluten free, abbiamo scelto loro perchè  Alessia è celiaca e Sara è  gluten sensitive e intollerante a molti alimenti, un ottimo binomio per confrontarsi su parametri di gusto del prodotto e qualità e rispondere alla fatidica domanda : compreresti questo prodotto.

Devo dire che Sara e Alessia hanno preso proprio a cuore questa richiesta di Mangify, ma per noi il parare esterno e soprattutto quello del  consumatore è di vitale importanza, si sono messe subito nel ruolo di giudice senza tante esitazioni, alcuni pareri  positivi, alcuni tra il si e il no, alcuni proprio no.

In questi giorni abbiamo fatto assaggiare i Cracker senza glutine tre gusti classico, pizza , e rosmarino, nessuna esitazione nel dare giudizi e pareri, di media il prodotto piace, hanno ricevuto volti alti dal sette all’otto, li hanno assaggiati facendo aperitivi e degustando un lambrusco spumante della zona di Parma e un sangiovese cabernet della zona delle Marche.   Anche se hanno preso voti alti, le osservazioni sono dettagliate e sono ben misurate,  i preferiti di Alessia sono quelli gusto pizza, perchè sono gustosi e uno tira l’altro, ottimi per gli aperitivi o come spezza fame, mentre gli altri le sono piaciuti, ma ne mangerebbe  due o tre perchè poi dopo un pò il gusto stanca. Per Sara ha prevalso quello con rosmarino, ideali per aperitivo in compagnia,  meglio se accompagnato da salsine . Ora rimane solo da chiedere acquistereste questi prodotti ? In totale sicurezza mi dicono di si, pagheresti il prodotto €.1,80 ? Anche questa risposta è positiva. Il test quindi ha soddisfatto in pieno le aspettative, e quindi sarà uno dei prossimi prodotti a catalogo.

Pubblicato il

Risotto con Asparagi

Ricetta per due persone :

180 gr Riso Carnaroli

1 mazzo di Asparagi Bio

500ml di acqua degli asparagi cotti da versare piano piano

Olio Extra Vergine di Oliva Biologico  a crudo

preparazione 45/50 minuti

Una ricetta tutta da preparare con calma, sicuramente non durante la settimana ma magari la domenica quando si ha tempo da dedicare alla cucina.

Ho  voluto dare molto valore all’asparago, quindi ho usato un mazzo di asparagi anche se per due persone è anche troppo.

Ho tagliato la parte più dura del gambo e buttata , poi ho messo in una pentola piena d’acqua il rimanente gambo tagliato a pezzetti piccoli , lasciando  la parte alta dell’asparago fuori, ho fatto bollire i pezzetti di asparago , e nel frattempo ho messo un pò di olio nella pentola e buttato il riso con il rimanete dell’asparago che ho tagliato a pezzetti un pò grossi. Avevo la mia brocca d’acqua da parte che mano mano aggiungo acqua senza mai farlo asciugare.

Una volta pronti i pezzettini di asparago, li ho scolati ma ho tenuto l’acqua e messa in una brocca che ho utilizzato da aggiungere al risotto. Una volta scolati i pezzettini di asparagi, li ho messi nel frullatore con un pò di sale rosa, e un filo d’olio creando una bella crema, che ho utilizzato per guarnire il piatto e aggiunto mano mano nella pentola insieme al riso e le punte di asparago, ho aggiunto poi la crema in una piccola ciotolina a parte in modo da aggiungere ancora più asparago ad ogni boccone.

L’asparago non è stomachevole, ha un profumo e un sapore che si intenso al punto giusto, anche se viene usato in quantità esagerate come ho fatto io.

Le sue proprietà sono conosciute come un ottimo diuretico naturale, ma è anche ricco di fibre e di acido folico, di aminoacidi, e privo di colesterolo, ricco di vitamine A, B,C, fosforo e calcio, insomma un vero toccasana di sapori intensi e infiniti benefici.